VIVA LA LEGGEREZZA, ABBASSO LA SUPERFICIALITÀ!

Editoriale di Antonio Messina

Pubblicare una newsletter ad alcuni potrebbe sembrare un lavoro banale, magari noioso e ripetitivo, ma nel nostro caso questo non è assolutamente vero in quanto è frutto della collaborazione e del confronto dell’interno team, dove ognuno è chiamato a fornire pareri e suggerimenti, contribuendo all’approfondimento di un argomento piuttosto che un altro.

Eppoi ci sono io che, come credo sia ormai chiaro, sono quello dell’editoriale!

Un’attività che da sempre gradisco molto portare avanti, dal momento che mi permette non solo di scrivere, ma anche di soffermarmi su tematiche sempre nuove e stimolanti.

Per questa edizione pre-feriale, mi è stato suggerito dai colleghi di non toccare temi impegnativi prendendo le distanze dalle incombenze del day-by-day e trasferire quel necessario senso di leggerezza con cui tuffarci nella meritata pausa estiva.

Provando quindi a mettere da parte sanità, tecnologia, innovazione, intelligenza artificiale (quella ormai ci sta bene dappertutto), guerre, politica ed economia, la mia reazione è stata assolutamente positiva.

Infatti, razionalmente sposo in pieno l’impeto di staccare dalla routine e alleggerirsi da impegni, da oggetti, da parole, da sovrainformazioni, dalle mail, dai social, dal telefono, ma… quando poi mi sono messo ad elaborare questo editoriale, mi sono trovato, io per primo, a fare i conti con me stesso, percependo la feroce sensazione di essere stretto tra impegni, scadenze, call, responsabilità.

Conquistata l’amara consapevolezza di essere intrappolato nella gabbia del “tengo tutto e non mollo nulla”, mi sono quindi imposto di provare ad andare oltre l’autocritica e, peggio, l’autocommiserazione, cercando di approfondire il valore più intimo e profondo della leggerezza.

In un’epoca in cui siamo attratti da belle parole, cariche di positività come resilienza, speranza, felicità, trascendenza, ecco che “leggerezza” offre forse l’approccio più armonico e completo dell’esistenza proprio perché le comprende tutte.

Siamo immersi nella pesantezza di tutti i giorni, nello stress, nella rabbia, nell’insoddisfazione, nelle delusioni e nelle aspettative e che tutto ciò spesso ci fa dimenticare la natura della vita, il carpe diem, l’importanza che si deve dare alle cose.

Se la resilienza, per esempio, presuppone un atteggiamento di dimostrazione di forza, la leggerezza offre la possibilità di costruirsi un orizzonte desiderabile, avendo la capacità di dilatare il tempo.

La prima cosa da fare è iniziare a prendersi del tempo da dedicare a qualcosa che piace interrompendo quel flusso che ci lascia senza respiro.

La leggerezza non è connessa al dover fare qualcosa per forza o perché misurabile come una performance, è un invito ad attività apparentemente inutili ma in grado di generare pensieri positivi. È un modo di sorvegliare come sta la nostra anima e per assicurarci che rimanga sempre appassionata alla vita.

Leggerezza è il nudo piacere di vivere, è un atteggiamento di curiosità e consapevolezza che genera desideri e alimenta la trascendenza.

Leggerezza significa togliere peso, in un’accezione che non può che essere sana per il corpo e per la mente.

A qualcuno appartiene da sempre, per carattere o per abitudine, per altri invece è un’arte da apprendere e praticare, in nome della quale esercitarsi: l’arte del togliere i pesi superflui all’esistenza, la capacità di farsi scivolare addosso le fatiche, la possibilità di imparare a sostenere i pesi di cui l’esistenza ci carica.

Nella proprietà di togliere i pesi superflui all’esistenza, la leggerezza è un contrario della superficialità. È una forma di naturale prevenzione contro il rancore, l’odio e ogni sentimento negativo che solitamente prende facilmente il sopravvento nella nostra testa.

Italo Calvino, nel suo libro Lezioni Americane, scrive: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore».

Questo concetto è alla base di una filosofia di vita che dovrebbe valere per tutti noi. Da una parte invita a vivere con leggerezza, ossia con la capacità di non dare peso all’inessenziale, ma di liberarsene riuscendo appunto a «planare sulle cose»; dall’altra dice che essere leggeri non significa essere superficiali. Bensì essere un passo avanti rispetto a chi rincorre l’eccesso e a chi si lascia trasportare in modo eccessivo da ciò che in realtà è accessorio, e non necessario.

Non vedere le cose con l’occhio della supponenza o del menefreghismo ma con un comportamento naturale che ci permette di andare in profondità e allo stesso tempo di prendere le distanze dall’affanno del presente; è un ingrediente sublime del vivere bene con se stessi e con gli altri.

Coloro che abbracciano questo stile di vita sono un toccasana per le persone di cui si circondano. Molto spesso hanno la capacità di trasportare anche gli altri in questa leggerezza, che quindi diventa come una cura contro la pesantezza della quotidianità.

Leggerezza significa vivere le cose con ironia e trarre il meglio dal peggio, anche quando quest’ultimo sembra prevalere. Molto spesso, tuttavia, è difficile raggiungere da soli questo tipo di consapevolezza, ed è lì che entrano in gioco gli altri. È molto più semplice trovare questo tipo di sollievo, perché di fatto si tratta di questo, quando si è circondati da persone positive.

In tal senso la leggerezza è alla base dello stare insieme; perché di fatto la leggerezza ci avvicina all’altro, ci aiuta a sentirci parte di una comunità, a tessere il filo dell’empatia e della solidarietà. Ci porta ad uscire dall’indifferenza e ci permette di provare il piacere di sentirci connessi da relazioni anche sottili, ma non per questo meno profonde.

A questo punto direi che abbiamo un obbiettivo per le prossime vacanze: tanta tanta leggerezza!

Un cordiale saluto e l’augurio di Buone Vacanze a noi tutti.

Antonio MESSINA 

A cura di Antonio Messina –  Ceo di Sanitanova

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